lunedì 4 ottobre 2010

Novità per i Tori


Notizie delle ultime ore pongono Chicago sotto i riflettori.
Partiamo ovviamente dalla novità più piacevole; Noah rinnova con i Bulls.
Il figlio del noto tennista francese ha firmato in giornata un contratto da 60 milioni di dollari totali legandosi ai tori per i prossimi 5 anni. 
La prossima stagione, infatti, il centro sarebbe diventato free agent e, per evitare ciò, la dirigenza che da sempre ha espresso la volontà di puntare su di lui per il futuro lo ha blindato definitivamente ponendo fine a voci di mercato insistenti.
Voci di mercato che vedevano Noah protagonista di una trade per arrivare a Carmelo Anthony ma, come si è già detto, il tutto si è spento nelle ultime ore.
Di altro umore è invece la notizia dello stop per Carlos Boozer.
L'ex ala Jazz, arrivata quest'estate nella città del vento, starà fuori 2 mesi per un'operazione alla mano in seguito alla rottura del quinto metacarpo destro procurato, pare, in un incidente domestico sabato scorso al primo giorno di riposo dal training camp. 
La dirigenza ha fatto sapere, in una nota, che il giocatore si sottoporrà immediatamente all'intervento per affrontare il prima possibile la riabilitazione necessaria.
Rimandato quindi l'esordio in casacca rossa e di conseguenza anche la possibilità di vederlo ripetersi nei numeri della scorsa stagione a Utah (ovvero 20 punti e 11 rimbalzi di media a partita).
Naturalmente noi gli auguriamo una pronta guarigione sperando di vederlo in campo al più presto.




martedì 28 settembre 2010

Le più grandi superstar di sempre: Bill Russel

Inizio questa serie di post tutta dedicata alle stelle NBA di ieri e di oggi per far conoscere ai più i campioni di sempre, ovvero coloro che hanno fatto o fanno tutt'ora la storia dell 'Association.
Questo post in particolare è dedicato al più grande centro difensivo che abbia mai calcato i parquet della lega: Bill Russell.
William Felton Russell (questo il suo vero nome), esordisce come giocatore di basket ovviamente alla scuola superiore e più in particolare alla McClymonds High School.
Si fa notare quasi immediatamente tanto che l'università di San Francisco lo vuole a tutti i costi e Bill li ripaga con due vittorie consecutive (nel 1955 e nel 1956) del titolo NCAA.
Rimanda il suo esordio in NBA di un'anno per poter militare nella nazionale USA alle olimpiadi di Melburne nel 1956 (al tempo, infatti, la nazionale americana poteva essere composta solamente da giocatori a livello universitario) con la quale vince l'oro infliggendo una media di 53 punti di scarto a ogni avversaria.
Nell'estate del draft, Russell viene scelto dai Sant Louis Hawks ma viene girato ai Boston Celtics dove giocò dal 1956 al 1969 (anno del ritiro). In 13 anni di carriera da giocatore ha collezionato 11 titoli NBA perdendo solamente in finale quello del 1958 (contro gli Hawks) e nella finale di conference (con i 76ers di Wilt Chamberlain) quello del 1967.
Bill fù anche il primo giocatore della lega a tenere la media di 20 rimbalzi a partita con un picco massimo di 51 in un solo match che gli valsero il premio di migliore giocatore dell' NBA per 5 anni.
Per quanto riguarda la presenza sotto canestro solamente Chamberlain ha fatto meglio, ma di sicuro quest'ultimo non è mai riuscito a vincere 8 titoli consecutivamente.
Per quanto riguarda la carriera da allenatore, Bill Russell ha svolto questo medesimo ruolo dal 1966 al 1969 in veste anche di giocatore sempre a Boston mentre, negli anni 70 e 80, si è seduto sulle panchine di Sonics e Kings ma con scarsi risultati.
E' stato eletto "miglior giocatore di sempre" dalla Professional Basketball Writers Association of America e inserito, negli anni '70, nella NBA Hall of Fame.
Una curiosità ci porta ad affermarlo inoltre come, presumibilmente, il miglior stoppatore di sempre secondo le testimonianze dei compagni di squadra e degli avversari, ma di ciò non c'è prova solamente per il fatto che, al tempo, non venivano stilate statistiche sulle stoppate.
Concludendo, dobbiamo considerare il periodo in cui Russell ha militato nella lega il che ci porta ovviamente a impossibili paragoni con la fisicità dei giocatori che oggi giocano nel medesimo campionato.
Fatto sta, però, che questa superstar rimarrà per sempre nell'olimpo dei più grandi giocatori di sempre.

A un passo dal via

La pre-season è alle porte e le franchigie si apprestano a dare il via ai training camp.
Senza dubbio il più interessante di quest'anno sarà quello degli Heat, ovviamente per il fatto dell'arrivo di Bosh e James alla corte di Wade. Proprio per evitare eventuali distrazioni, Pat Riley ha spedito tutta la truppa a più di mille chilometri da South Beach, con destinazione Eglin dove gli Heat si alleneranno all'interno di una base militare. Neanche a dirlo ESPN ha fatto pervenire sul luogo giornalisti accompagnati da analisti per valutare tutte le mosse di coach Spoelstra durante la preparazione.
Proprio quest'ultimo ha dichiarato negli ultimi giorni che la difesa sarà la parte su cui il nuovo trio e i relativi cortigiani dovranno lavorare di più anche se qualcuno avanza certi dubbi sulla capacità della squadra di collaborare in attacco.
D'altro canto Wade,Bosh e James, nella conferenza stampa di apertura del training camp, hanno dichiarato nuovamente l'intenzione di portare il titolo a Miami e la piena disposizione al sacrificio per il bene della squadra. Staremo a vedere.
Altra notizia che tiene banco in questi giorni è la volontà della dirigenza dei Nuggets a cedere Carmelo Anthony prima dell'avvio del ritiro pre-campionato. Inizialmente New Jersey è stata la franchigia che ha avanzato la proposta più interessante per avere il fenomeno, attraverso una possibile trade a 4 (con Bobcats e Jazz) che avrebbe portato Kirilenko a Denver. Ma la volontà di Melo ovviamente ha prevalso e questa pista è saltata (pare che abbia espresso chiaramente di preferire un eventuale trasferimento a New York). Fatto sta che i Nuggets hanno piena intenzione a cedere Melo il prima possibile, per evitare di ritrovarsi, l'anno prossimo, nella stessa situazione dei Cavs; abbandonati dal loro uomo franchigia.

venerdì 17 settembre 2010

E' lui: Kevin Durant

Dedico questo post esclusivamente alla celebrazione di una stella brillantissima dell'NBA: Kevin Durant.
Proprio lui, il capocannoniere NBA della scorsa stagione che, al terzo anno di militanza negli Oklahoma City Thunder, a 22 anni ha riportato i vecchi Sonics ai playoff e trascinato la nazionale USA alla vittoria del mondiale in Turchia.
Ma analizziamo la situazione;
Dopo aver chiuso la regular season con 50 vittorie e 32 sconfitte, agguantando l'ultimo posto disponibile per i playoff, i Thunder incontrano i mostruosi Lakers di Kobe & co.
Naturalmente i bookmakers sparano a 0 sul giovanissimo team di Oklahoma, dando quasi per certo il 4 a 0 nella serie a favore di Los Angeles, ma Durant con prestazioni da vero leader conduce i compagni a pareggiare addirittura sul 2 a 2.
Ma ciò non basta per fermare i determinati Lakers di coach Phil Jackson che in seguito andranno a vincere le seguenti gare 5 e 6 aprendo la strada verso il titolo.
Nonostante la sconfitta però, bisogna assolutamente notare come ragazzo di 22 anni, certo accompagnato da gente come Westbrook e Ibaka (rispettivamente 22 e 21 anni) riesca a mettere in difficoltà, seppur temporanea, un team compatto come quello che si rivelerà vincitore del campionato NBA 2009/2010.
Passiamo oltre. E' luglio e Lebron James, Carmelo Anthony, Kobe Bryant, Dwayne Wade e Chris Bosh fanno sapere alla federazione che non giocheranno per la nazionale ai prossimi mondiali in Turchia di fine agosto. Bene. Dove si va a parare? Perché non formare una nazionale giovane? E così viene interpellato il team di Oklahoma con le richieste a Westbrook e soprattutto a Durant di capitanare un dream team sconosciuto ai più.
In un primo momento la chimica di squadra non sembra perfetta, complice lo stile NBA del protagonismo da parte di ogni giocatore convocato. Ma all'arrivo sul suolo turco gli americani dimostrano fin da subito chi comanda, trovando difficoltà solamente nel superare un Brasile ben organizzato sulle spalle di Barbosa e Varejao. Risultato finale? 0 sconfitte, 17 punti di scarto in finale alla Turchia, vittoria del titolo dopo 16 anni e Kevin Durant mvp del torneo. Lui è riuscito dove le stelle sopracitate avevano fallito.
Che futuro avrà questo giovane campione classe '88?
Vi lascio con alcune delle sue migliori azioni.

giovedì 2 settembre 2010

Voce da oltre oceano

Con i mondiali FIBA in corso, l'attenzione dei mass media americani e soprattutto degli appassionati di basket si è rivolta principalmente in Turchia. Certo gli U.S.A. stanno dimostrando di essere la favorita per il titolo, ma sinceramente la qualità del gioco non esalta più di tanto. I numeri di Kevin Durant, gli assist e la qualità di Derrick Rose e gli spruzzi di atletismo da parte di giocatori da palcoscenico rendono più interessante questo campionato del mondo ma secondo me questi americani non hanno niente a che fare con quelli di Pechino 2008. Vabbè, passiamo oltre. Il mercato NBA continua nonostante le attenzioni siano rivolte altrove. Delonte West, dopo essere stato ceduto dai Cavs ai Minnesota Timberwolves e lasciato libero a sua volta come free agent, è tornato nella città che lo ha visto per prima scendere su un parquet del massimo campionato: Boston.
Nel 2004 infatti i Celtics con la chiamata n°24 si aggiudicavano il giovane West che, dopo aver militato per tre anni in casacca verde, fu scambiato ai Sonics per avere il primo pezzo della triade: Ray Allen. Per i suoi problemi dentro e fuori dal campo i Celtics gli hanno offerto il minimo salariale, fiducia analogamente conferita dai Pistons nei confronti dell'acciaccato T-Mac.
Quindi mentre qualche nonnetto non ne vuole sapere di smettere (vedi Shaq a Boston), "riparati" che ritornano (vedi sopra), e ex-cannonieri che cercano casa (vedi Iverson ancora free agent), il mercato cestistico d'oltre oceano si avvia alla conclusione permettendoci a breve di tirare le somme.
Ma non è ancora ora.